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Nel quartiere Garbatella di Roma, ai due fratelli Valerio e Giorgio Giglietti  è venuta l’idea di rinnovare il forno storico in piazza Biffi,  trasformando Bauhaus in un locale che unisce senso estetico e funzionalità, completo di laboratorio, vendita al pubblico, ristorante e luogo per aperitivi.

Cosa significa esattamente Bauhaus? Nel cuore della Germania venne creato un nuovo modello di scuola d’arte denominato Bauhaus (“casa del costruire”)basata sulla collaborazione tra maestri e allievi. Bauhaus è, quindi, il nome di una corrente architettonica tedesca alla quale si ispirano gli ambienti interni del locale. Il suo design è, infatti, contemporaneo, caratterizzato dai colori del manifesto (blu-rosso-nero-arancione), linee geometriche ammorbidite dagli archi delle volte, ma è anche improntato sulla semplicità, coerentemente al luogo in cui sorge, ovvero un ex forno, oggi adibito a spazio gastronomico polifunzionale.

Questa rivisitazione vale tanto per lo stile di arredamento e la finitura dei materiali, quanto per l’offerta gastronomica. Oltre alla parte di panetteria e al bar, entrambi operativi al bancone con pizza al taglio e in teglia, piccola pasticceria dolce e salata, durante l’arco della giornata Bauhaus si trasforma a seconda delle esigenze del cliente.

Se a pranzo si dedica a una ristorazione più veloce per buongustai, tra paste della tradizione – formati secchi o altri fatti in casa – o alternative internazionali come fish and chips, più ricercato è il menù serale che offre una doppia scelta: da un lato la zona casual dove intrattenersi con le pizze al padellino, croccanti e digeribili, dall’altro l’anima da ristorante diretta dallo chef Andrea Castagna, ex Noma a Copenaghen, con una proposta più raffinata in termini di tecnica e studio. Dal topinambur abbinato a una gelée di frutti rossi e gamberi di Mazara al foie gras servito con pak-choi ma anche sferificazioni di guacamole per il polpo o un inizio più deciso che entra a gamba tesa nel piatto con i fritti panati nel panko, dal croccante supplì al contemporaneo tortellino panna e prosciutto.

Se confortevole e di stagione, la minestra fredda con verdure stagionali, come le zucchine, lasciate croccanti, più di sostanza risulta il maialino dei Nebrodi, spennellato con una marinata di mosto cotto e marsala, accompagnato da un chutney di albicocca.

 Nel vademecum romano dei secondi piatti estivi e saporiti non manca il pollo con i peperoni alleggerito da una insalatina con l’ortaggio all’aceto balsamico. Tra le referenze vegetariane l’uovo con quinoa mantecata a freddo e guaca mole oppure un raviolo di sedano rapa e tre diversi ripieni: di scarola, di hummus di ceci e di patate. In una economia di cucina circolare, gli scarti del sedano rapa vengono impiegati in un consommé oppure una maionese (stesso discorso anche per gli avanzi del forno adoperati nella panzanella o nella triglia ripiena di pappa al pomodoro).

I primi sono sempre sei (equamente divisi: di carne-di pesce-dell’orto). In particolare, allo chef piace lavorare le verdure, una sensibilità che ha affinato dopo l’esperienza danese nel miglior ristorante del mondo, conquistato dalle tecniche di cottura dei vegetali (nel caso del burro acido, il piatto vegano è pensato con l’olio!).

Nella voce dei dolci non esce mai di scena il taco, una rivisitazione del Winner Taco, in alternativa, la versione del fior di fragola scomposto, un altro dolce con caffè, mandorle e pistacchio e, infine, la meringa esotica. Se l’ala delle pizze al padellino è distaccata dai tavoli del ristorante, anche qui short list di pizze. Un menù fresco e giovanile per il loro target, un quartiere popolare ma frequentato da ragazzi.

Un menù da abbinare a etichette straordinarie e annate rare senza nascondere un debole per il mondo del naturale e del biodinamico. In via di definizione è invece la drink list a cura di Patrizio Boschetto, bartender qui nelle vesti di coordinatore, che sorprende per l’osmosi con la cucina come nel cocktail “Viaggio in Messico” a base si mezcal, tequila, polvere di fagioli e garnish di platano in un cui ripercorre i sapori assaggiati nel paese sudamericano.

Per chi ricerca un po’ di privacy c’è un privé al quale si accede su prenotazione: di fronte una bottigliera che dà la possibilità di affittare un vano e custodire la propria bottiglia di vino e una etichetta del distillato preferito per un tempo massimo di sei mesi e rifugiarsi in questo luogo dove degustarla in solitaria oppure con pochi intimi.

Francesca Sirignani

 

PER INFORMAZIONI:

Bauhaus Roma

Piazza Eugenio Biffi 3, Roma

 Tel. 06 85388481 / 338 2977291

Aperto tutti i giorni dalle 9.30 alle 2.00