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“Alla fine quella tenebra diventò quasi fumo o nebbia e subito ritornò la luce del giorno, rifulse anche il sole: un sole livido come suole essere quando si eclissa. Dinanzi ai miei occhi spauriti tutto appariva mutato: c’era un manto di cenere alta come di neve”.

Attraverso le testimonianze storiche dell’ eruzione di Pompei del 79 d. c. di Plinio il Giovane, si comprende il  dramma di quell’evento terribile.  Ospite nella casa di suo zio Plinio il Vecchio, storico, scienziato e comandante della base navale di Miseno, Plinio il Giovane ha, infatti,  lasciato ai posteri un prezioso documento che descrive quei giorni di grane dolore.

Pompei, insieme alle città vicine di Stabia, Ercolano ed Oplontis (oggi l’attuale Torre Annunziata) offre al turista contemporaneo una suggestiva ed impareggiabile visita. Passeggiare tra le strade ed i vicoli, affacciarsi nelle case ed officine, visitare templi, forni, termopoli (fast food) e  terme di 2000 anni fa in un’area di oltre 66 ettari, è un’esperienza unica.

Lasciarsi affascinare da oggetti straordinari come gioielli, ornamenti per abiti,  specchi, contenitori di profumo o ancora amuleti, statuette dedicate agli dei è uno dei tanti motivi per visitare Pompei.

È stata infatti prorogata per altri sei mesi (fino al 31 luglio 2021) “Venustas”, la mostra che racconta, attraverso oggetti di vezzo e di moda, quello che era l’ideale di perfezione e di bellezza nell’antichità, così com’era concepita a Pompei. Non a caso “Venustas” è la parola latina che indicava l’attrazione, il fascino e, per estensione, la grazia e l’eleganza. Uno sguardo a un aspetto della vita quotidiana delle epoche passate, quello della bellezza e della gioia di vivere, interrotta con violenza dalla furia del Vesuvio. La mostra, organizzata dal Parco archeologico di Pompei, è suddivisa in 19 vetrine che seguono un excursus cronologico.

È importante ricordare che, dal I secolo d.C., grazie ad alcune leggi promulgate da Augusto nel 9 d.C. che concessero la libertà di gestire il patrimonio alle spose fedeli e fertili, la donna romana divenne più attenta alla cura del proprio aspetto e cominciò ad ornarsi di gioielli, trucchi, profumi e vesti preziose.

Inoltre il simbolo della vanità per eccellenza era lo specchio. Per ammirarsi le fanciulle pompeiane utilizzavano bellissimi specchi d’argento e bronzo dalle forme particolari. Vengono, quindi, presentati vari strumenti femminili per l’estetica provenienti da tre case: la Casa di Helvius Severus, la Casa della Venere in bikini, nota per la statuetta omonima di Venere, la Casa di L. Caelius Ianuarius.

Non da meno sono i tantissimi ori provenienti da Pompei: anelli, orecchini, bracciali, armille (bracciali portati sul braccio o sull’avambraccio) e collane. In linea con il tema della mostra si inserisce anche la visita alla Casa degli Amanti, che prende nome dal verso inciso in un quadretto, rinvenuto nel portico del giardino: Amantes, ut apes, vitam melitam exigunt (ovvero: gli amanti conducono, come le api, una vita dolce come il miele).

L’accesso alla mostra, aperta fino al 31 luglio 2021, potrà avvenire nel pieno rispetto delle indicazioni sanitarie del Ministero della Salute, rispettando la distanza fisica di 1,50 metri al chiuso e l’uso della mascherina che resta obbligatorio nei luoghi chiusi e negli spazi affollati.

Passeggiando tra le strade di questo affascinate parco archeologico, si potrà, inoltre, ammirare l’anfiteatro che è stata la più antica costruzione in pietra del suo genere che sia mai stata scoperta. Il Foro, invece, era il centro economico, politico e religioso della città e  luogo in cui si svolgevano i dibattiti pubblici e le manifestazioni religiose: era il vero cuore della città.

La Villa dei Misteri di Pompei è posta leggermente fuori dagli scavi archeologici mentre la “Casa del Fauno” che, si trova all’interno, sarà sicuramente appartenuta a  una delle personalità più invidiate della città. Era una sorta di moderno residence, all’interno del quale c’era anche una specie di centro commerciale. La struttura, infatti, era composta da due ampie zone comunicanti, ognuna dotata di un ingresso indipendente, collegate da una serie di botteghe concesse in affitto ai negozianti.

Passando a considerare i fornai, invece, bisogna ricordare che a Pompei erano attivi più di 40 panifici con un’articolazione abbastanza regolare. Le macine in pietra lavica, azionate da schiavi o asini, erano uno degli elementi più caratteristici ed erano costituite di due parti principali, che davano una forma  “a clessidra”.

Lavandai, orefici, fornai e profumieri: sono solo alcuni dei diversi mestieri a cui erano dediti gli antichi pompeiani nell’organizzazione sociale ed economica della Pompei di duemila anni fa. Quelle citate sono probabilmente tra le categorie di lavoratori che più hanno catturato l’interesse scientifico degli studiosi di ogni tempo, dagli archeologi agli economisti. Ciò è avvenuto non solo perché gli esponenti di questi mestieri esercitavano un ampio potere nella vita pubblica ma anche per le grandi testimonianze artistiche e culturali che hanno lasciato e che sono state utili a comprendere la quotidianità di un’antica città romana.

A Pompei, inoltre, si frequentavano le terme pubbliche e private per l’igiene, lo sport e il benessere fisico. Veniva imposta l’igiene corporale con editti pubblici perché le terme si frequentavano anche per combattere le malattie, specialmente quelle della pelle ed era consentita la frequentazione anche agli schiavi.

La “sudatio”, o bagno di sudore, per il mondo romano (e pompeiano) era ritenuto il bagno per eccellenza. Il bagno serviva ad espellere le sostanze tossiche dall’organismo, normalizzare la pressione arteriosa e riattivare il metabolismo, beneficiando lo stato psichico.

Alla frequentazione delle terme si abbinava la pratica sportiva. Per questo motivo erano dotate di palestre per il lancio del disco, quello del giavellotto, la corsa ad ostacoli, il pugilato e il gioco delle bocce.

I pompeiani, da bravi pagani, amavano i piaceri della carne e non avevano nessun problema ad ostentare la loro passione. Molte abitazioni dell’antica Pompei avevano, infatti, una stanza segreta all’interno della quale si prostituivano le schiave dei ricchi padroni. Il Lupanare, così chiamato perché “lupa” in latino, significa “prostituta”, era l’unico edificio di Pompei costruito appositamente a questo scopo.

La sede dei fulloni (lavandai) a Pompei era, invece, in un sontuoso edificio nel Foro, a testimonianza dell’importanza sociale della categoria: i fulloni si occupavano di lavare, tingere e smacchiare le vesti: tutte fasi ben documentate in alcuni affreschi. Le stoffe venivano immerse in vasche contenenti acqua mista a sostanze alcaline e depuranti, come l’orina fermentata, all’interno delle quali gli operai pigiavano i panni con i piedi.

I pompeiani non sapevano che il “monte Vesuvio” fosse un vulcano. I terremoti che avevano preceduto l’eruzione non insospettirono gli abitanti del luogo che erano ancora occupati nel restauro degli edifici colpiti dal forte sisma di 17 anni prima.

Durante gli scavi del 1961-62 e 1973-74 furono trovati i corpi di 13 vittime dell’ eruzione, sorprese dalla lava e dai lapillo mentre scappavano in direzione di Porta Nocera. Uomini, donne, bambini, di uno o più gruppi familiari, asfissiati dai gas e poi lentamente ricoperti di cenere. Quelle che si vedono oggi nell’orto dei fuggiaschi sono il risultato di perfetti calchi in gesso che permettono di comprendere gli ultimi istanti di vita di questi abitanti di Pompei.

Meraviglia, stupore, eccezionalità. Pompei, come tutti i parchi archeologici, è immersa nel  suo splendido e inaspettato paesaggio avendo come sfondo il suo inconfondibile Vesuvio. Ormai la cittadina ci parla e ci trasmette quella che è stata la sua storia ma soprattutto la sua tragedia ed è proprio attraverso questi ricordi che,  in ognuno di noi, rivive questo luogo magico di un’ epoca molto lontana. 

Francesca Sirignani

PER INFORMAZIONI:

PARCO ARCHEOLOGICO DI POMPEI

Informazioni per visitatori: pompei.info@beniculturali.it

Email: pa-pompei@beniculturali.it

Tel: +39 081 8575 347 Centralino: +39 081 8575111

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