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Padova è una delle tappe irrinunciabili di un viaggio alla scoperta del Veneto. La città conserva tracce del suo glorioso passato: fu, infatti, una delle più importanti capitali culturali nel corso del Trecento e, oggi,  è anche sede di una delle Università più importanti d’Italia.

Il suo Duomo  e il suo splendido Battistero sono messi in secondo piano dalla Basilica di Sant’Antonio ma restano due mete imperdibili in questa città. Piazza delle Erbe, come suggerisce il nome, è la piazza di Padova dedicata al mercato. Anche i nomi delle vie circostanti tradiscono la loro antica funzione commerciale. Su questa piazza si affacciano il Palazzo della Ragione, un palazzo dagli interni stupefacenti e sede del Tribunale, e il Palazzo delle Debite, un tempo adibito a prigione, a cui si accedeva dal Palazzo della Ragione attraverso un passaggio ormai distrutto.

La Cappella degli Scrovegni di Padova è sicuramente una tappa obbligata, se si decide di visitare questa città. Conosciuta da tutti con il cognome del suo committente Enrico, è intitolata a Santa Maria della Carità e nota in tutto il mondo per lo straordinario ciclo pittorico realizzato da Giotto. L’opera costituisce il massimo capolavoro ad affresco dell’artista e testimonia la profonda rivoluzione che il pittore toscano portò nell’arte occidentale.

Il ciclo affrescato da Giotto in soli due anni, tra il 1303 e il 1305, si dispiega sull’intera superficie interna della Cappella narrando la Storia della Salvezza in due percorsi differenti: il primo con le Storie della Vita della Vergine e di Cristo dipinto lungo le navate e sull’arco trionfale; il secondo inizia con i Vizi e le Virtù, affrontate nella pozione inferiore delle pareti maggiori, e si conclude con il maestoso Giudizio Universale in controfacciata.

Giotto calcolò con grande precisione il punto di vista ideale al centro dell’oratorio e disegnò l’intelaiatura tra i pannelli in modo da sembrare un finto basamento in marmo e logge sovrapposte. Valutò la fonte di luce e la accordò con la luce nelle scene. Uno sfoggio di virtuosismo illusionistico è la presenza dei cosiddetti coretti, due finte stanze che si aprono all’altezza del primo registro accanto al coro vero, che lasciano intravedere delle volte a crociera in prospettiva.

Rispetto alle Storie di San Francesco, si assiste a un maggiore affinamento dei mezzi espressivi, ad una più forte padronanza della composizione per gli effetti narrativi, dei gesti, della cromia in generale. I preziosi pigmenti che da tutto il bacino del Mediterraneo arrivavano a Venezia furono sicuramente approvvigionati per il lavoro del maestro a Padova: rosa, gialli, arancioni e il costosissimo blu oltremare che dà un tono intenso agli sfondi dei cieli.

Anche le architetture di sfondo, una delle caratteristiche più evidenti di Giotto, non presentano più incertezze e concessioni allo sfondo irreale. Sono chiare e reali, proporzionate con le figure che interagiscono con esse. Per esempio nella Presentazione della Vergine al tempio vi sono più forme combinate che creano un notevole gioco di vuoti e pieni, con zone aperte in piena luce e recessi coperti in una fitta ombra. Anche la Cacciata dei mercanti dal tempio presenta un’articolata costruzione tridimensionale (eloquente è il gesto minaccioso del Cristo infuriato che alza il pugno), oppure nella scena delle Nozze di Cana.

Il ciclo affrescato della Cappella degli Scrovegni è stato iscritto nella Lista del Patrimonio Mondiale UNESCO nel 2021 all’interno del sito seriale “I cicli affrescati del XIV secolo di Padova”.

Basta veramente un weekend per innamorarsi di Padova, dei suoi monumenti, delle sue piazze e della sua atmosfera.

Maria Teresa Mattogno